Mobilità elettrica: l’opinione di un detrattore e qualche spunto di riflessione
Abbiamo deciso di approfondire il tema della mobilità elettrica, sempre più attuale e presente, intervistando alcuni esperti sull’argomento, con pareri e posizioni molto diverse e distanti tra loro.
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L’articolo di oggi ci racconta l’opinione di Giulio Rossi, perito meccanico-meccatronico, consulente tecnico indipendente del settore automotive ed esperto nella gestione delle garanzie post-vendita e quindi nella valutazione della natura dei difetti, che dal 2018 lavora sullo sviluppo di progetti innovativi che mirano a rendere i motori endotermici sostenibili e puliti, “più dell’elettrico nel suo complessivo”, afferma Rossi, che ha brevettato il primo sistema al mondo capace di raffreddare e depurare i gas di scarico di un qualsiasi motore endotermico (Patent IT102020000006682).
Se dovessimo sintetizzare in 3 motivi perché è sconsigliato decidere di passare alla mobilità elettrica, quali evidenzierebbe?
Prima di rispondere ci tengo a precisare che non sono un detrattore dei veicoli elettrici e che in questo momento preferisco mille volte andare in treno, elettrico, piuttosto che in aereo, a cherosene.
Tornando ai tre motivi: il primo per il quale sconsiglio l’auto elettrica, così concepita, è quello relativo all’aumento dell’inquinamento e non alla riduzione dello stesso. Sappiamo che oggi una fetta dell’inquinamento globale è legato all’uso dei derivati del petrolio, ma è d’obbligo evidenziare che quello utilizzato come carburante veicoli è solo una parte e se passassimo magicamente tutti alla mobilità elettrica nei paesi dove ciò è possibile, non risolveremmo alcun problema, perché si continuerebbe ad utilizzarlo, il petrolio, per la produzione del cherosene per gli aerei, per i lubrificanti, per gli oli leggeri e pesanti, per il GPL, per le vernici, per il bitume, per le plastiche, per le fibre sintetiche e per mille altre cose. Inoltre, la produzione di veicoli elettrici, crea danni ecologici e ambientali di dimensioni impressionanti, che non possono essere compensati dalla riduzione di emissioni da gas di scarico dei veicoli. In buona sostanza, non smetteremo di usare il petrolio “domanda sempre in aumento per via dell’enorme movimentazione via mare e via aerea di persone e merci” sommando una fonte di inquinamento all’altra.
La seconda ragione è che la mobilità elettrica funziona (in minima parte) solo dove c’è una popolazione medio/alto spendente, ma tutti noi sappiamo che i veicoli più inquinanti, che avrebbero bisogno di essere sostituiti, in realtà si trovano nelle parti più povere del mondo, dove non cambierà nulla e dove quotidianamente si esportano da almeno un decennio i “nostri” vecchi veicoli, che lì continueranno ad inquinare anche più di ora per via della scarsissima manutenzione a cui saranno sottoposti.
Il terzo motivo è la mancanza di informazioni sulla sicurezza dei veicoli elettrici. Ad oggi non abbiamo ancora dichiarazioni scientifiche inconfutabili che dichiarino la non pericolosità di questi veicoli, sia in termini di emissioni di onde elettromagnetiche sia per quando riguarda il rischio di incendio e scoppio. Non a caso assistiamo a ripetuti incendi e scoppi documentati e pubblicati, nonché a continui richiami da parte delle case proprio per queste problematiche. Ed è proprio di questi ultimi giorni la notizia del blocco della circolazione di 149 bus uso pubblico a Parigi, dove le batterie sono addirittura esplose in concomitanza con l’apertura delle porte di salita/discesa dei passeggeri.
I detrattori della mobilità elettrica sostengono che non sia una tecnologia realmente green, riferendosi ad esempio alla vita delle batterie e alla loro impossibilità di essere smaltite. Cosa ne pensa a riguardo?
Sono pienamente d’accordo. Anche se teoricamente le batterie al litio possono essere riciclate, il costo energetico, ambientale e monetario per lo smaltimento delle stesse è maggiore del costo di produzione a nuovo, quindi il riciclo è da considerarsi comunque sconveniente per chi deve pagare e in ogni caso per l’ambiente. È quindi ovvio che le grandi aziende produttrici opteranno per l’acquisto di nuove batterie, con un duplice problema: enorme scarto di materiali che nessuno sa in quale oceano potrebbero finire e continui disastrosi interventi in ambienti vergini per l’estrazione delle materie prime, con ulteriore distruzione della vegetazione, unico elemento in natura che assorbe anidride carbonica ovvero CO2 e ci restituisce l’ossigeno.
Inoltre, c’è la questione della sicurezza. Nonostante i numeri ancora limitati di veicoli elettrici in circolazione, abbiamo già visto comportamenti incendiari delle batterie e in alcuni casi addirittura esplosioni. Un altro rischio di cui dovremmo preoccuparci è anche quello della nascita di un mercato secondario dei ricambi di concorrenza, come è accaduto negli anni per quello dei motori endotermici. Sappiamo che le batterie costano molto, ed è naturale la nascita di un mercato che offra batterie a minor costo, che però apre il campo al ragionevole dubbio della carente qualità, dalla quale i fenomeni incendiari che riguardano addirittura anche le batterie originali (figuriamoci quelle di concorrenza).
E per quanto riguarda le prestazioni dei motori elettrici?
A mio avviso chi si preoccupa di prestazioni, in questo delicato momento, dimostra tutta l’infantilità che è in sé e non dovrebbe occuparsi, neanche minimamente, della questione ambiente/ecologia. Le prestazioni necessarie per un sicuro e corretto utilizzo dei veicoli sono offerte sia dai motori elettrici che dai motori endotermici e se seguissimo la strada tracciata da AUDI con il progetto “A2 3L” (oggi si continuano ad omologare veicoli che mi limito a definire ridicoli), potremmo dimezzare la potenza di tutti i motori, che nel campo dei veicoli endotermici significherebbe un 50% circa di riduzione dell’inquinamento “con un solo click”. Se puntiamo ad una mobilità sostenibile e ad un approccio ecologico al tema dobbiamo concentrarci nell’osservazione dell’intera filiera, tenendo a mente che un motore endotermico è privo di rame, cobalto, manganese, nichel e di tutti gli altri metalli/minerali che richiedono deforestazione e distruzione del territorio (ora anche la guerra, considerando le ricchezze di questo tipo presenti nel tanto conteso Donbass). Tra l’altro, un motore endotermico può essere revisionato dalla maggior parte dei meccanici mediante le c.d. “attività a freddo” ovvero senza sviluppo di fiamma. Un sogno per il riciclo delle batterie al litio.
È anche vero che non avendo tante componenti meccaniche, il veicolo elettrico rischia meno usure e rotture (sulla carta), ma è altrettanto vero che se si rompe qualcosa in un motore endotermico posso quasi sempre ripararlo in maniera circostanziata e per moltissime volte, mentre nel caso del motore elettrico o della batteria devo sostituire l’intero blocco con enormi interessamenti energetici ed economici.
Cosa ne pensa della tecnologia ibrida, con tutte le sue diverse sfaccettature?
La tecnologia ibrida non ha senso e non l’ha mai avuto (in famiglia abbiamo utilizzato una ibrida classica per 3 anni). A livello ecologico in un “classico” veicolo ibrido troviamo due veicoli accoppiati, uno termico ed uno elettrico, quindi, lascio ai lettori di questa intervista le naturali considerazioni del caso.
La tecnologia microibrida, invece, trovo che possa avere un senso e ritengo che debba essere installata su tutti i veicoli, utilizzando semplici batterie al piombo, più facili da riciclare e quindi più sostenibili. Tra l’altro perfettamente idonee al fine della tecnologia delle microibride, dove non sono richieste lunghe percorrenze in modalità elettrica, ma prevalentemente l’assistenza all’endotermico.
Gli operatori del mercato dell’auto spesso giudicano sbilanciati gli incentivi statali a favore della mobilità elettrica. Cosa ne pensa?
Non sono mai stato convinto della politica degli incentivi, almeno per come vengono concepiti in Italia. Sia che favoriscano la mobilità tradizionale, sia quella elettrica, poiché credo che in gran parte dei casi siano legati alle necessità delle grandi aziende, che lanciano nuovi prodotti o che minacciano licenziamenti. A mio avviso non sono mai incentivi che appoggiano il benessere collettivo ed in particolare, come dovrebbe essere, l’economia delle persone/famiglie che dispongono di minori risorse economiche, ma manovre politiche e pseudo commerciali, pagate però con le nostre tasse.
Potrebbero avere un senso solo gli incentivi che davvero lavorano sullo svecchiamento del parco auto nazionale (e per vecchio intendo le auto che non sono neanche trasformabili a gas), aiutando però solo i cittadini più in difficoltà a rottamare veicoli molto inquinanti e non a supportare benestanti e/o i modaioli edonisti di turno.
Come vede il mercato della mobilità elettrica oggi? E che previsioni ci sono per il futuro?
Credo che la crescita di un qualsiasi mercato, quando si parte da zero, sia abbastanza facile, il vero test è fare i passi successivi e mi pare che il mercato dell’elettrico fatichi a decollare. Del resto, non è la prima volta che le aziende provano a mettere in campo questa tecnologia, fallendo.
Ora il mercato dell’elettrico vede un momento di crescita grazie alla grande visibilità che gli viene data, grazie all’investimento di grandi aziende, come ENEL per esempio, che venderà milioni di kW e società di noleggio che scelgono i veicoli elettrici sia per ragioni logistiche che d’immagine. Non meno importante l’effetto novità che ad un certo pubblico piace sempre. Anche l’Europa comincia a fare marcia indietro: con le normative riguardo la produzione di veicoli Euro 7 le case costruttrici potranno ancora utilizzare l’endotermico e non fermare, ora, catene produttive che a mio avviso riprenderanno tra non molto il pieno regime.
Quindi un comparto che continuerà probabilmente a crescere, ma rallentando di molto la sua corsa. Credo, comunque, che la mobilità elettrica possa avere qualche possibilità in più in determinati contesti, magari nelle città medio grandi o per chi non è costretto a fare grandi spostamenti. Ma difficilmente si arriverà alla sostituzione del parco auto nazionale con veicoli elettrici. E anche se lo facessimo, non risolveremmo assolutamente il problema delle emissioni e dell’inquinamento.
Ci tengo a precisare che non sono contrario all’elettrificazione in sé “ben vengano i treni veloci, elettrici ovviamente, piuttosto che gli aerei che bruciano 70/80 litri di cherosene al minuto” ma sono contrario a questo tipo di elettrificazione, costosa, irresponsabile e molto inquinante. Ritengo sarebbe molto più intelligente lavorare per rendere più pulito e sostenibile ciò che abbiamo già costruito, senza creare ancora rifiuti difficili da gestire, magari migliorando gli impianti di raffinazione e i sistemi che abbattono le emissioni, senza dover “buttar via” milioni di auto, per le quali l’industria ha già inquinato.
Per dare spazio a diverse opinioni sul complesso tema della mobilità elettrica, trovate nel nostro blog anche un’intervista ad un esperto favorevole a questa tecnologia (leggetelo qui).
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